
prese la penna e tracciò una spessa riga trasversale sulla versione definitiva della poesia. si mise a scribacchiare oscenità sulle stesure precedenti della poesia e continuò a squarciare pagine con la punta del pennarello; infine afferrò il quaderno, lo fece in due parti e sparse i pezzi sulla scrivania e sul pavimento. sempre col pennarelllo si alzò, barcollò e andò a sbattere in una parete.forse none ra sobrio quanto credeva.
Stupido, stupido, stupido...
ripeteva questa parola e picchiava piano la testa contro il muro: picchiava e il muro s'impiastrava di sangue. la ferita doveva essersi riaperta. col pennarello sgorbiò la parola sul muro.
STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO STRONZO
era in piedi accanto al guardaroba quando aggiunse questa seconda parola a lettere maiuscoel e malferme, poi sentì cedere le gambe. [...]
... Quando fu uscito, la dottoressa Madison restò per alcuni minuti nella Stanza Diurna Numero Nove a fissrae le parole e la macchia sul muro: e fosse rabbia per l'insensibilità del suo collega o compassione per chiunque, disgraziata creatura, avesse provato il bisogno inarticolato di proafanare in quel modo la stanza, presto gli occhi le si annebbiarono di lacrime, e si ritrovò a sfregare la parete con una manica in un eccesso improvviso d'irritazione violenta, una sorta di raptus.
grazie Cate. :)